Recupero crediti: come difendersi da chi non paga

Recupero crediti: fase stragiudiziale

Quando un debitore non è nella condizione di poter/voler far fronte agli oneri assunti, si determina una situazione in cui è necessario un intervento di recupero crediti. Vi sono varie modalità per tornare in possesso delle somme dovute e quella giudiziaria non è la prima da prendere esame, dati i costi e le tempistiche.

Conviene anzitutto cercare di risolvere il problema in forma stragiudiziale, ovvero mediante una collaborazione con il debitore. Affidandosi a una società specializzata nel recupero crediti o a un legale, si potrà cercare di definire un processo di rientro del capitale con il debitore. Si possono impiegare diversi strumenti, dai solleciti al contatto in prima persona.

Società recupero crediti, messa in mora

Se non si ottiene nessun riscontro, il passaggio successivo è compiuto dalla messa in mora: è una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno che richiede, in modo formale, al debitore di restituire la cifra entro un certo lasso di tempo. Superata questa soglia verrà istruito un procedimento giudiziario.

Per appurare l’effettiva utilità dell’azione giudiziaria, il creditore può compiere degli accertamenti patrimoniali. Il precorso giudiziale permette in primo luogo di conseguire un titolo esecutivo, documento che permette di compiere l’esecuzione forzata inerente ai beni del debitore.

Di solito si sceglie la via dell’azione giudiziaria solo quando le verifiche degli accertamenti patrimoniali hanno avuto esito positivo. Tradotto in altri termini, solo quando il debito dispone effettivamente di un capitale capace di saldare il denaro dovuto. Qualora risultino assenti beni pignorabili, nella maggior parte dei casi appare poco conveniente l’intervento giudiziario.

Agenzia recupero crediti, le vie giudiziarie

In base al caso in esame, il credito può scegliere tra:

  • Ricorso per ingiunzione: qualora il creditoria disponga di prove che possano appurare il suo diritto, può ricevere il titolo esecutivo. Il credito deve risultare: certo, ossia acclarato da prove oggettive, liquido (definito chiaramente nella sua entità) ed esigibile.
  • Precetto su titoli: si verifica qualora il creditore disponga di titolo esecutivo, potrà pretendere l’immediata esecuzione forzata compiuta sulle proprietà del soggetto debitore.
  • Pignoramento: questo consente di vincolare i beni individuati dall’esecuzione forzata. Rappresenta il momento d’avvio dell’intervento esecutivo teso alla sottrazione coattiva di certi beni al debitore.
  • Sequestro conservativo: consiste in un intervento volto a tutelare il creditore. Il sequestro conservativo si determina quando appare chiara la sussistenza del credito e vi è un rischio oggettivo di perdere i beni posti a garanzia del credito.
  • Fallimento: si verifica quando il debitore è un imprenditore commerciale ed è in una condizione di insolvenza. È un sistema che permette di conseguire, in modo coattivo, il credito vantato.